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Il borgo antico di Garessio (CN)

Borgo di antica storia e in seguito rinomata località di villeggiatura, Garessio ha subito alterne vicende e oggi è purtroppo un luogo sottovalutato, che merita senz’altro di essere riscoperto.
Il paese si trova in provincia di Cuneo, quasi al confine con la Liguria, lungo la strada che conduce ad Albenga. Qui si imbottiglia l’acqua S. Bernardo e qui è visitabile l’antico borgo medievale, piuttosto ben conservato.


Il percorso inizia da porta Rose, presso la quale è possibile parcheggiare: ancora conservata una delle due torri, ora inglobata in un edificio.

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Da qui si segue la via Cavour, che attraversa tutto il borgo e che è in leggera salita. Il primo slargo è dominato dal palazzo comunale, edificio di fine Seicento sormontato da una massiccia torre squadrata.

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Più avanti si apre una piazzetta dalla quale parte la scalinata che porta alla chiesa di San Giovanni, di impianto cinquecentesco.

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L’attenzione viene però catturata anche dall’abitazione sul fianco destro della piazza (osservando la scalinata). Vi invito infatti a distinguere le finestre vere da quelle dipinte e a notare, in queste ultime, i tanti particolari. E quella carrucola, con il cestino appeso ad una corda, è reale?

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Proseguendo lungo la via principale sono molte le facciate che cattureranno il vostro sguardo. Restaurate di recente le prime che incontrerete, sono invece in abbandono altre che si trovano più avanti. Si può percorrere interamente la via che, dopo aver superato le ultime case, porta ai resti del castello, in cima alla collinetta che sovrasta il borgo.
Tornati sui propri passi, si può girare in via Montegrappa, entrando così nel nucleo di case detto “il bricco”. Degno di nota è l’edificio con pinnacoli, appartenente un tempo a una congregazione femminile: al livello superiore si riconosce ancora l’ambulacro in cui passeggiavano le monache.

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Subito dopo è un altro edificio interessante, anche se bisognoso di restauri, con un affresco ancora visibile sopra il portale.

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Proseguendo, si arriva alla porta Jhape, che conduce fuori dal borgo. Un sentiero sale fino al colle San Bernardo, mentre, attraversando un antico ponte – ora molto danneggiato – si arriva alla chiesa di Santa Maria extra moenia. Fondata intorno all’anno 1000, fu rimaneggiata nei secoli e subì pesanti saccheggi. Ormai sconsacrato e in rovina, all’inizio del Novecento l’edificio fu acquistato e poi donato a un padre gesuita per adibirlo a colonia estiva.

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Più avanti si staglia la grande mole della chiesa dedicata a Maria Vergine Assunta. La costruzione, in cotto, sostituisce una precedente chiesa più piccola pertinente al convento dei domenicani e risale al Settecento, ma fu notevolmente restaurata alla fine dell’Ottocento.

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Proprio di fronte alla chiesa, un ponticello permette di tornare all’interno del borgo. Qui si nota l’edificio sormontato da una struttura ottagonale, risalente al tardo medioevo e dedicato a s. Giovanni battista. A tale cappella fu successivamente aggiunta una navata, abbattuta nel secolo scorso per fare spazio all’attuale piazza.

Consiglio di concludere la visita uscendo da porta Rose e percorrendo la direttrice di via Cavour in senso contrario, fuori dal borgo. Al termine del percorso si trova l’area destinata – nell’epoca di maggior fioritura di Garessio come località di villeggiatura – alle cure termali. Soprattutto è da notare ciò che resta di un enorme edificio in rovina.

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Si tratta del glorioso albergo Miramonti, un tempo uno dei più grandi d’Italia. Negli anni Trenta fu un rinomato luogo di soggiorno per ospiti anche molto illustri, ma il suo sviluppo si arrestò a causa delle vicende belliche. Trasformato in campo di detenzione per prigionieri, soprattutto Jugoslavi (che dopo la caduta del fascismo furono liberati e in buon numero si unirono ai partigiani locali), fu poi teatro di un cruento episodio nel luglio 1944: qui infatti i nazisti radunarono gli uomini rastrellati in paese; qualche decina di essi fu avviata alla deportazione e cinque furono fucilati sul posto (ma uno miracolosamente si salvò). Il glorioso albergo non si riprenderà più; lasciato in abbandono, depredato dei suoi interni e utilizzato solo per sporadici eventi, proseguirà la sua lenta agonia fino al 1986, quando un incendio lo distruggerà in gran parte. Ora resta solo un involucro e un simbolo delle alterne fortune del paese.

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